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Il tritacarne degli allevamenti intensivi italiani

News Section Icon Pubblicato 01/12/2016

È edito da Rizzoli il libro di Giulia Innocenzi, Tritacarne, che descrive con dettagli e informazioni circostanziate il sistema degli allevamenti intensivi in Italia. Dopo poche settimane è già alla terza ristampa, in vetta alle classifiche di vendite su Amazon e al centro di un acceso dibattito.

Il libro inchiesta, frutto di un anno e mezzo di lavoro, chiama in causa il sistema del Made in Italy dei prodotti di origine animale e lo passa al setaccio, con metodo e serietà: la fotografia che ne emerge è agghiacciante. A guardare bene, come abbiamo più volte denunciato, nella stragrande maggioranza dei casi non c’è nulla che contraddistingua la nostra produzione da quella di altri paesi, anzi.

Giulia Innocenzi ha scelto di vedere con i propri occhi come vengono tenuti gli animali in Italia ed è entrata negli allevamenti per poter essere testimone delle atrocità che lì si compiono. Racconta come funziona il sistema intensivo e passa in rassegna le condizioni di vita di ogni specie. Dai maiali che subiscono amputazioni sistematiche e si cannibalizzano l’un l’altro a causa dello stress, ai pulcini maschi, triturati o gasati vivi, alle vacche da latte, separate dai loro vitelli appena nati e portate alla fine della loro vita in pochi “cicli produttivi”.

Vacche “a fine carriera”, che troppo spesso non sono nemmeno in condizioni di reggersi sulle zampe (e sono ugualmente destinate alla produzione di hamburger). Vacche che passano a volte, come dimostra l’indagine sul macello di Ghedi, per torture inimmaginabili durante il trasporto e prima della macellazione.

Un’inchiesta che ha rivelato quanto il sistema dei controlli negli allevamenti da parte del Ministero della Salute sia carente e di come, anche dal punto di vista sanitario, l’allevamento intensivo italiano non sia sostenibile, con un impiego sconsiderato di antibiotici usati solo per tenere in vita gli animali fino al momento della macellazione.

Ma il Made in Italy inquina anche le acque e rende l’aria irrespirabile: una quantità inimmaginabile di liquami vengono sversati nei terreni e percolano nelle falde acquifere. Come ha deciso di agire in proposito il Ministero delle Politiche Agricole lo lasciamo scoprire al lettore.

L’indagine di Giulia Innocenzi è partita dalla lettura di “Se niente importa” di Jonathan Safran Foer, e da una necessità interiore, quella di capire come stanno veramente le cose sul cibo che mangiamo ogni giorno, anche quello “eccellente” del Made in Italy.

Al lettore resta la possibilità di continuare a informarsi e farne sempre più una necessità, perché sono i consumatori che possono fare la grande differenza; sono loro che possono mettere veramente in crisi i fortissimi interessi di un’industria che ha dimenticato, che gli animali sono esseri senzienti, trattandoli solo come macchine per produrre carne e profitto.

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