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3,8 milioni di euro per convincere i Millennials a mangiare più carne

News Section Icon Pubblicato 23/12/2016

Il Ministero delle Politiche Agricole ha stanziato 3,8 milioni di euro per una campagna in difesa del consumo di carne. Lo apprendiamo da Luca Bianchi, Capo Dipartimento delle Politiche Competitive e della qualità agroalimentare del Mipaaf, che ne ha parlato durante l’assemblea straordinaria di Assica, l’associazione degli industriali di carni e salumi che si è tenuta a Milano lo scorso 21 novembre.


Quest’anno l’industria della carne ha accusato sia le dichiarazioni dell’OMS sulla cancerogenicità della carne rossa, sia le ripetute campagne di informazione sulle condizioni in cui vengono tenuti gli animali negli allevamenti. Già a partire da febbraio scorso, poco dopo il lancio del nostro video di sensibilizzazione nei cinema italiani, un cartello di associazioni di produttori di carne aveva scritto al Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina. Chiedeva sostegno per il comparto con una campagna che stimolasse i consumi, restituendo alla carne l’immagine patinata costruita per decenni tacendo le verità nascoste dietro le mura degli allevamenti.


Questa richiesta dell’industria, a quanto pare, è stata ascoltata dal Ministro Martina. Infatti Luca Bianchi, secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, durante l’assemblea di ASSICA ha dichiarato che dei 3,8 milioni stanziati “2 milioni sono destinati alla campagna istituzionale, 1,6 al bando per la promozione del Sistema Italia e 0,2 a un progetto avicunicolo”.


Misure che dovrebbero rimediare ad un difficile 2016: nei primi 9 mesi i consumi sono calati del 5,1%, le carni suine hanno perso il 9%, le bovine il 4,6% e le bianche il 3,4%. Protagonisti di questo cambio di abitudini sono i Millennials, i giovani nati fra gli anni ’80 e il 2000: il 25% di loro evita la carne e il 67% la ritiene dannosa per la salute.


Per convincere i giovani italiani che l’OMS dà indicazioni fallaci e che i media trasmettono fandonie sull’allevamento intensivo, il Ministero investirà quindi quasi 4 milioni di euro. E’ addirittura previsto un comitato scientifico che smonti le “bufale” che appariranno sui media.


Sarà dura: le prove filmate dei reiterati maltrattamenti sugli animali, che si trovano on line e vengono trasmesse in tv, purtroppo lasciano poco spazio ad interpretazioni. In Italia la stragrande maggioranza degli animali sono allevati intensivamente. La quasi totalità dei maiali vive ammassata in ambienti sporchi e bui, dopo essere stata sottoposta a mutilazioni senza anestesia ; la maggior parte dei bovini chiusa in stalle non vedrà mai un filo d’erba , il 66% delle galline è tenuta in gabbia, come pure il 99,99% dei conigli, i polli vivono rinchiusi in capannoni con una concentrazione di animali che arriva fino a 20-23 polli al metro quadrato. E’ la conseguenza della produzione intensiva a basso costo.


Ne abbiamo bisogno a tutti i costi? No. Ne ha bisogno solo l’industria per massimizzare i profitti.
Noi cittadini, per quella carne a basso costo, paghiamo le conseguenze in termini di salute, (basti pensare alle 7000 persone che muoiono ogni anno in Italia a causa dell’antibioticoresistenza), e in termini di impatti ambientali, come, ad esempio, l’inquinamento delle acque da nitrati e pesticidi.


Forse il Ministero vuole tutelare posti di lavoro? L’allevamento industriale si sta consolidando sempre di più con un’impostazione che favorisce nella stragrande maggioranza dei casi l’allevamento in soccida, cioè l’allevatore che produce per la grande industria, con scarso guadagno e pochissime o nessuna garanzia. Se per caso il suo rendimento cala al di sotto di una certa soglia, viene velocemente scaricato e sostuito. E allora, chichi fa le spese di questo sistema? Gli animali, gli allevatori e i consumatori. E chi ci guadagna? Sempre e solo la grande industria.


Un allevamento più sostenibile e più rispettoso degli animali è possibile, ma è necessario ridurre il consumo di carne e dei prodotti di origine animale, per poter ridurre le densità e allevare gli animali in condizioni migliori.

Gioverebbe ai consumatori, alla nostra salute e all’ambiente. A differenza del Ministro Martina, i Millennials lo sanno già, e sono sempre di più coloro che scelgono di mangiare meno carne e di consumarne da allevamenti dove gli animali crescono in condizioni migliori, più rispettose del loro benessere.

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