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Diritti dei lavoratori e benessere animale

Marco Bermani, Segretario Nazionale della Flai CGIL, ha partecipato all’evento Telecamere nei macelli: più tutele per animali, lavoratori, veterinari e consumatori, organizzato da CIWF Italia Onlus, Legambiente e Animal Law, tenutosi a Roma il 18 aprile. Ha risposto così ad alcune domande che gli abbiamo fatto.

 

D: Come è possibile migliorare benessere animale e diritti dei lavoratori nel nostro Paese?

Il ruolo e lo scopo delle organizzazioni sindacali, soggetti definiti “parti sociali”, é la continua ricerca dei mezzi tramite i quali il lavoratore nel luogo di lavoro trovi le condizioni di esercitare al meglio la sua prestazione lavorativa e che il luogo di lavoro gli dia la certezza di uscire vivo a fine giornata e retribuito correttamente. La mia organizzazione, Flai Cgil, ha anche il compito di evidenziare con i fatti, vedi legge sul ”Caporalato”, che è il lavoro legale che dà certezza ad una filiera che inizia dalla raccolta e arriva alla trasformazione del prodotto.

Credo che sia utile precisare quanto appena detto perché pensiamo che non è mettendo al centro il controllo del lavoratore che si può portare a casa un importante risultato come il benessere animale nel suo ciclo di vita per l’alimentazione umana. Serve, al centro, una crescita culturale che parte dal luogo di lavoro dando tutti gli strumenti giusti per chi opera nel processo di trasformazione con una conoscenza che arricchisca la sua professionalità e strumenti adeguati per svolgere la sua attività, con tempi lavorativi che rispettano leggi e contratti. Costruire un equilibrio tra animali da macellare e processi di trasformazione, informando il consumatore che un buon prodotto è dato da un processo che tiene conto del benessere animale, del benessere del lavoratore e di un prezzo giusto. Il mercato non deve annullare i valori.

 

D: Ci possono essere norme o leggi che aiutino in questo senso?

Io credo di sì, se spostiamo l’attenzione sul benessere animale nei macelli, puntando la videocamera sull’animale e non sull’operatore, in via preliminare di indagine. Questo perché esistono una quantità di concause che interagiscono per determinare la condizione di stress: fattori fisici, ambientali, tempistiche di macellazione, condizionamenti dovuti ai volumi richiesti dal mercato.

Un mercato drogato in tutta la sua filiera, il non rispetto dei contratti di lavoro, lavorazioni fatte con appalti al massimo ribasso hanno impatto sui diritti dei lavoratori e il benessere animale. Tutto questo si ribalta poi sul lavoratore, che è vincolato a dei tempi e alla quantità dovuta per rispondere ai costi di un impianto di macellazione. Detto altrimenti bisogna aprire una battaglia che colleghi i ritmi di lavoro di un macello a vincoli di macellazione, per far rispettare il benessere animale. Proporre e far diventare legge una quota massima consentita di animali macellati per unità di tempo (ora/giorno) quanto avvicina l’obiettivo del benessere animale e quello del benessere del lavoratore? Io credo molto. Si fugge dal controllo con telecamere? Io dico di no, ma la videocamera diventa una subordinata, se ho costruito attorno quello che serve in caso ci fosse la necessità eccezionale di utilizzarla.

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