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Videoinvestigazione: vitelli in box singoli, un sistema di allevamento che deve finire

News Section Icon Pubblicato 22/07/2019

Una video investigazione realizzata da CIWF (Compassion in World Farming) in 5 allevamenti polacchi, diffusa in Italia da Animal Equality, CIWF, ENPA, LAV, Lega Nazionale Difesa del Cane, Legambiente, LUMEN e Terranuova, rivela ancora una volta le gravi limitazioni nella vita dei vitelli europei fino alle 8 settimane di vita. Le associazioni invitano a firmare l’Iniziativa dei Cittadini Europei ‘End the Cage Age’ per mettere fine anche a questo maltrattamento sui vitelli e denunciano, inoltre, come in Italia campagne di comunicazione a favore di questa forma di allevamento siano ancora finanziate con fondi pubblici.

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“I produttori di vitelli europei fanno del rispetto del benessere animale una vera e propria priorità, sia nelle condizioni di allevamento che di trasporto o macellazione. Questa preoccupazione fa parte del loro lavoro quotidiano.” Si legge così nel sito della campagna finanziata con fondi europei ‘vivailvitello’, lanciata in Italia da un’associazione di produttori di carne. Una frase che contrasta con le immagini realizzate da CIWF in 5 allevamenti polacchi. Immagini che, purtroppo, rivelano ciò che altre investigazioni, condotte da diverse associazioni in altri paesi europei, hanno già ampiamente descritto.

I vitelli, separati subito dopo la nascita dalle madri, sono rinchiusi in box singoli fino a 8 settimane di vita. Questo perché, se le condizioni di allevamento non sono ottimali e, ad esempio, la ventilazione è scarsa, l’allevamento in gruppo dei vitelli potrebbe portare a un più alto rischio di sviluppare problemi respiratori e diarrea. Rinchiusi in questi box singoli, però, non possono vivere la loro socialità così come normalmente farebbero in natura, non possono muoversi e neanche giocare.

L’investigazione, condotta in Polonia, ha rivelato che alcuni vitelli erano anche disidratati, malnutriti, tenuti nella neve senza la possibilità di scaldarsi l’un l’altro. In alcuni casi i box singoli non consentivano neanche il contatto visivo fra gli animali, o i vitelli erano tenuti in box singoli anche dopo le 8 settimane, violando così la norma europea. “Si tratta di condizioni di gravissima privazione per questi animali”, spiegano Animal Equality, CIWF, ENPA, LAV, Lega Nazionale Difesa del Cane, Legambiente, LUMEN e Tarranuova. “Inoltre, questo sistema potrebbe facilmente essere superato: fornendo adeguate condizioni, come un’ottima ventilazione e un’appropriata lettiera, i vitelli possono crescere in gruppo fin dalla nascita. Per questo chiediamo ai cittadini italiani che non l’hanno ancora fatto di firmare l’Iniziativa europea contro le gabbie, per mettere fine anche a questo sistema di allevamento, crudele e non necessario”.

In Italia vengono allevati ogni anno 1,8 milioni di vitelli, la maggioranza in box singoli, in condizioni di privazione già documentate da CIWF in una investigazione condotta in Italia in allevamenti di eccellenze del Made in Italy (vedi video).

“Non è possibile accettare che un tale sistema di allevamento venga finanziato e sponsorizzato con fondi pubblici. La campagna ‘vivailvitello’ racconta la storia del vitello felice, ma la realtà, come stiamo mostrando più e più volte, è ben diversa. Sappiamo che gli italiani sono sempre più sensibili alle condizioni in cui vengono allevati gli animali e non possiamo permettere che vengano influenzati da comunicazioni generalizzate e fuorvianti orientate esclusivamente al profitto”, concludono le associazioni.

NOTE

L’Iniziativa dei Cittadini Europei End the Cage Age chiede la fine dell’uso delle gabbie per gli animali allevati a scopo alimentare in UE. Ogni anno infatti sono oltre 300 milioni gli animali che trascorrono la loro intera vita, o gran parte di essa, in gabbia, in un confinamento estremo che limita in maniera grave la possibilità di esprimere i loro comportamenti naturali. Sono allevati in gabbia scrofe, galline, conigli, quaglie, anatre e oche.

L’ICE prevede che siano raccolte un milione di firme validate nell’arco di un anno di tempo. End the Cage Age ha raccolto già 1,2 milioni di firme, ma l’obiettivo è quello di raccoglierne 1,5 milioni entro l’11 settembre in modo da essere certi che eventuali firme non corrette invalidino la petizione. Se il milione di firme fosse validato, la Commissione europea dovrebbe rispondere alle richieste della petizione, avviando eventualmente un processo che porti all’abolizione dell’uso delle gabbie per legge.

End the Cage Age è la più grande iniziativa di questo genere mai realizzata prima: oltre 170 organizzazioni di protezione animale, ambientaliste e di tutela dei consumatori, si sono unite organizzando eventi, mostre, campagne stampa in tutta Europa.

In Italia hanno aderito 20 organizzazioni: Animal Law, Animal aid, Animal Equality, CIWF Italia Onlus, Lega Nazionale Difesa del Cane, Legambiente, Amici della Terra, Il Fatto Alimentare, Terra Nuova, Slow Food, Confconsumatori, Lega per l'abolizione della caccia, Jane Goodall Institute, Terra! Onlus, Animalisti Italiani, ENPA, LAV, Partito animalista, LEIDAA, OIPA, LUMEN.

Per informazioni: Federica di Leonardo 393 6040255

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