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Una breve vita trascorsa tutta, o in parte, legate, “alla posta” o comunque in capannoni chiusi, senza poter mai calpestare e brucare l’erba. È il destino a cui sono condannate milioni di vacche allevate per il loro latte, ogni anno, in tutto il mondo, e la stragrande maggioranza in Italia.  L’immagine delle pubblicità idilliache di vacche felici al pascolo è molto spesso fuorviante, una vera e propria bugia, volta solo a fare credere ai consumatori che gli animali sono allevati nel rispetto del loro benessere.

La situazione in Italia e in Europa

Al mondo, vengono allevate circa 380 milioni di vacche per il loro latte, 27,5 milioni di queste nell’Unione europea.

Secondo la Banca Dati Nazionale dell'Anagrafe Zootecnica (BDN), in Italia vengono allevate 2,5 milioni di vacche per il loro latte, di cui quasi il 60% fra Lombardia (41,60%) e Emilia-Romagna (17,84%). Poche di loro hanno accesso al pascolo. Basti pensare che il numero di bovini (inclusi quelli allevati per la loro carne o altro scopo) che nel 2022 sono usciti al pascolo in Lombardia è di appena 40.000 capi, e in Emilia-Romagna non è arrivato neanche ai 2.000.

In Italia ci sono quasi 6.500 allevamenti di bovini e bufalini allevati per la produzione di latte registrati come allevamenti “stabulati o intensivi”, per un totale di 742.000 capi. Quasi 18.000 allevamenti, invece, non riportano la modalità di allevamento, e sono quindi presumibilmente intensivi. Appena poco più di mille sono registrati come “all’aperto o estensivi” e 249 come “transumanti”.

Cambiamo le cose

Privare le vacche del pascolo – necessità assoluta per il loro benessere – e tenerle sempre dentro i capannoni, se non addirittura legate, è l’ennesimo terribile volto dell’allevamento intensivo, a cui dobbiamo mettere la parola fine, una volta per tutte. Chiediamo norme che proteggano il benessere delle vacche allevate per il loro latte, stabilendo standard più elevati. Una necessità espressa di recente anche dall’EFSA, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, che nel parere scientifico pubblicato nel maggio del 2023, ha affermato che il benessere delle vacche “permanentemente legate alla posta” è compromesso, raccomandando anche che gli animali abbiano accesso al pascolo, a lettiera spessa e spazzole che permettano loro di tenersi pulite e a proprio agio, oltre a uno spazio al coperto di almeno 9 m2 a vacca. Raccomandazioni che noi di CIWF abbiamo accolto con favore, poiché superiore anche all’attuale normativa europea per il biologico, che prevede 6 m2 al coperto per animale.

“Eccellenza” senza coscienza: la nostra campagna

Tra i prodotti lattiero-caseari, tra le  “eccellenze” italiane ad avere fama mondiale, ci sono sicuramente il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano. Ma come sono tenute le vacche negli allevamenti che riforniscono i due Consorzi?

La video-inchiesta del 2017

Purtroppo, quello che abbiamo trovato nella nostra video-inchiesta del 2017 era ben lontano dall’essere all’altezza della fama dei due prodotti del Made in Italy: le vacche degli allevamenti in cui siamo entrati, e che riforniscono il latte per la produzione dei due famosi formaggi, erano tenute permanentemente in stalla, senza avere effettivo accesso al pascolo

Le immagini della nostra video-inchiesta hanno fatto il giro del mondo, con una copertura mediatica in 39 Paesi, mentre oltre 100.000 e-mail di protesta da tutto il mondo sono state inviate ai due Consorzi.

La campagna continua

Grazie alla nostra campagna, e alla straordinaria partecipazione che ha registrato tra supporter e consumatori in tutto il mondo, il Consorzio del Parmigiano Reggiano non ha potuto continuare a mostrare disinteresse per il benessere delle vacche e ha intrapreso alcune misure iniziali in tema di benessere animale. Misure per noi del tutto insufficienti, dato che una parte consistente delle vacche che producono latte per il famoso formaggio vivono ancora legate, e la stragrande maggioranza di loro non possono pascolare.

Nel luglio 2021 abbiamo di nuovo fatto sentire la voce degli animali e dei consumatori, sommergendo le pagine degli account social ufficiali del Parmigiano con:

  • Oltre 3500 commenti di protesta su 6 diverse pagine Facebook ufficiali del Parmigiano in varie lingue
  • Oltre 2350 tweet con #NotOnMyPasta con un impatto potenziale di 1,9 milioni di utenti
  • Centinaia di commenti su Instagram (oltre 400 quelli “sopravvissuti” all’opera di rimozione)

E ora?

La campagna è ancora lontana dall’essere conclusa. Lo sarà quando non vi saranno più vacche legate nella filiera del Parmigiano Reggiano, e tutte le vacche che producono latte per il famoso formaggio avranno accesso al pascolo. Continuiamo dunque a chiedere al Parmigiano Reggiano di fare di più per le vacche allevate per la produzione del suo formaggio.

Noi non ci arrendiamo. Continua a seguirci per futuri aggiornamenti sulla campagna, e unisciti al movimento per mettere la parola fine all’allevamento intensivo per il bene delle vacche e degli altri miliardi di animali allevati ogni anno a scopo alimentare.

Globe

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